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Prizzi

A Nord della catena dell’Appennino siculo, a oltre 1000 metri sul livello del mare, sul declivio meridionale di un monte isolato, sorge il borgo di Prizzi, il più alto dei Monti Sicani.

Le fonti storiche più attendibili raccontano che il centro abitato è stato costruito, attorno al nucleo fondamentale del castello, dopo il 745 ad opera dei Bizantini, che sentivano fortemente la necessità di edificare presidi militari per difendersi dal pericolo musulmano e dalle guerre di religione. Dal castello, quindi, era possibile controllare le ampie vallate sottostanti, mandare e ricevere segnali di fuoco e di fumo. Nella lingua tardo-greca “pyrizein” significava, appunto, accendere fuochi per mandare messaggi: da qui il nome di “Prizzi” al centro abitato. Questi sistemi di difesa non impedirono, comunque, che il castello bizantino – dopo meno di cento anni dalla sua costruzione – venisse conquistato dai Musulmani, che imposero il loro dominio fino alla successiva conquista normanna, avvenuta 24 anni dopo.

L’agglomerato urbano di Prizzi nasce, quindi, tutto attorno al castello e si sviluppa a semicerchio nelle zone sottostanti. Scrive Fabio Oliveri: “La vera opera d’arte che Prizzi possiede è sé stessa, il suo centro storico che in Sicilia si rivela tra gli esempi mirabili di architettura montana, e che offre una suggestiva e irripetibile immagine di armonia tra l’uomo e l’ambiente“. In effetti, si resta senza parole a guardare le case aggrappate alla roccia e la verdeggiante vallata del Sosio sottostante: un vero e proprio originale museo all’aperto. È eccezionale anche l’effetto scenico del paese che di giorno sembra un nido di aquile e di notte un presepe.

4.559

ABITANTI

ITALIA

LUOGO

95,04 

km²

Prizzi

Nella montagna a sud di Prizzi, chiamata Montagna dei Cavalli, sono stati ritrovati i resti dell’antica città di Hippana (VII secolo – III secolo a.C.). Si tratta di territorio particolarmente significativo dal punto di vista strategico. Nei suoi pressi, infatti, venne realizzata la prima strada romana documentata dalle fonti storiche, la Palermo-Agrigento, aperta sotto il console Aurelio Cotta nel 251 a.C. L’antico abitato occupa la parte più orientale e più elevata del monte, dove si stendeva una ricca e vasta necropoli.

Fu Giuseppe Crispi a segnalare per primo il sito definendolo “Pana” (forse come corruzione di Ippana). Soltanto nel 1962, però, Vincenzo Tusa effettuò i primi scavi.

La più antica occupazione si fa risalire al periodo che va dalla fine del VII fino agli inizi del V secolo a.C., quando viveva sul monte un gruppo di genti indigene sicane, attratte dalle favorevoli condizioni ambientali. L’abitato dovette godere di un discreto benessere fino ai primi decenni del V secolo a.C., poiché dopo questi anni non sono ancora state trovate tracce di frequentazione del sito.

Intorno alla metà del IV secolo a.C. la nuova città, l’Ippana citata dalle fonti, venne rifondata nei luoghi dell’abitato arcaico. Furono create nuove costruzioni, realizzate sui resti delle strutture della fase più antica e vennero erette nuove fortificazioni per la difesa. È probabile anche la coniazione di monete con la scritta IPA (Ippana). Questa fase andò avanti fino alla metà del III secolo a.C. e le aree di scavo hanno trovato segni di una distruzione violenta avvenuta in seguito. Risale al 258 a.C. la conquista di Ippana durante la prima guerra punica. Alla fine della I guerra punica, nel 241 a.C., l’abitato di Montagna dei Cavalli fu rapidamente e per sempre abbandonato.

L’edificio più significativo è sicuramente il teatro, che occupa una posizione di grande rilievo, a ridosso del vertice del monte. Gli scavi del 2007 hanno messo in luce la parte superstite dell’orchestra e le file inferiori della cavea. Il punto in cui si trova è scenografico, con la cavea esposta a Nord, da cui si gode una splendida vista verso i rilievi delle vallate dei fiumi San Leonardo e Torto, fino alla costa tirrenica. Nel teatro sicuramente avvenivano spettacoli, ma anche assemblee cittadine.

Tra le attrattive storiche anche l’Antica Torre edificata intorno al 745 come strumento di difesa e di resistenza a lunghi assedi, proprio per la sua posizione strategica all’interno del territorio. Si tratta dell’unica delle tre torri rimasta dopo gli attacchi dei saraceni e che insieme alle altre ha ispirato l’origine dello stemma del Comune di Prizzi che raffigura infatti le tre torri e un soldato saraceno di guardia.