Quando si parla di civiltà iberica si fa di solito riferimento al periodo della tarda età del Ferro; in questi secoli – VII e I secolo a.C. – le genti che abitavano la penisola sono venute in contatto con popoli mediterranei sviluppando differenti forme di vita e di cultura indigene. Dal V secolo le fonti antiche parlano di popolazioni che abitano le coste della penisola, dal Rodano fin oltre lo stretto di Gibilterra. Tali popolazioni erano chiamate “Iberi”, un termine che conserva una determinazione puramente geografica e non etnica. Le popolazioni interne erano celtiche, ma gli antichi non si occuparono di trovare loro un nome.
Il termine Iberi è forse da porre in relazione con il fiume Ebro (lat. Iberus), altri pensano che sia un composto di Ili, prefisso di vari toponimi e Berru, che in basco significa nuovo.
I termini “Iberia” e “Iberi”rimangono in uso fino all’epoca romana, quando la penisola viene chiamata Hispania (o Provincia Hispanica), parola che verosimilmente risale all’espressione fenicia “Terra di conigli”. Gli unici caratteri comuni tra le varie tribù degli Iberi, che li distinguono dai Celti, sono l’origine classica dell’arte, la lingua e l’alfabeto (poi adottato dagli stessi Celti).
Gli Iberi propriamente detti si estendevano dai Pirenei attraverso il Levante spagnolo e l’Andalusia. In Catalogna, tra i Pirenei e l’Ebro, si stanziarono Cerretani, Andosini e Arenosi, presso Barcellona Laietani e più a sud Cessetani. Abitavano la valle dell’Ebro gli Ilergeti, che erano in contatto con le popolazioni interne dei Caltiberi. Nel sud, in Andalusia, c’erano i Turdetani e più a ovest i Tartessi, nelle pianure del Guadalquivir. L’alta Andalusia, occupata dalla Sierra Morena e ricca di corsi d’acqua, era la regione degli Oretani, legame tra le culture dell’altopiano centrale e gli abitanti del sud.
Gli autori classici hanno semplificato la grande varietà dei gruppi iberici riducendo le diversità degli abitanti della penisola a due grandi etnie – in realtà lingue – gli Iberi e i Celtiberi.
Le culture del Mediterraneo orientale giungono alle coste spagnole per mezzo dei cercatori di metalli. La potenza industriale e culturale dell’età del Bronzo, estesa con peculiarità regionali a tutto il territorio, stabilì una base comune su cui avrebbero agito le influenze dei colonizzatori punici e greci. I contributi orientali si ritrovano nei gioielli, negli scarabei, nei vasi di alabastro, nei corredi di tombe ed altre espressioni di carattere rituale. In questo modo, verso il 1000 a.C., si producono differenziazioni culturali molto più evidenti di quelle etniche.