La storia non ci ha tramandato fonti dirette sul popolo fenicio. Ovvero non esistono ad oggi testi scritti da Fenici che parlano di questo popolo. Possediamo solo alcuni frammenti, citati da autori tardi o di altra civiltà, che parlano di loro: la più importante fonte è la Bibbia. Probabilmente questo popolo si è formato nel 2500 a.C in seguito a diverse fase di migrazione di popoli verso quella fascia di terra e di costa tra il fiume Nahr el-Kelb ed il monte Carmel, una regione che prende il nome di Fenicia e che corrisponde alla Siria meridionale ed al Libano.
La loro terra di origine era conosciuta come “Canaan” e loro si definiscono “Cananei”, “Sidoni”, “Tirii” ovvero abitanti di Tiro. Questi nomi si trovano anche in Omero, mentre nell’Antico Testamento un re di Tiro è chiamato “re dei Sidoni”. Ciò perché, fino al X secolo a.C., prima cioè dell’ascesa della città di Tiro, la città dominante della Fenicia era proprio Sidone. I Fenici non formarono mai uno stato unitario, per cui la loro storia si identifica con quella delle loro città-stato: Biblo, Arado, Tiro, Sidone, città che rimasero quasi sempre indipendenti l’una dall’altra e spesso rivali fra loro, circondate da un limitato territorio sul quale il sovrano che le reggeva esercitava il proprio potere e per questo deboli nei confronti dei pericoli esterni e dei popoli invasori.
Fin dal III millennio a.C. l’Egitto strinse con le città dell’area fenicia, ed in particolare con Biblo, legami culturali e commerciali sempre più stretti che nel tempo si tradussero in una sovranità egizia sulla Fenicia. Tale supremazia venne messa in crisi dall’affermarsi dell’impero ittita e dalla successiva riconquista dell’indipendenza da parte delle città fenicie. L’influenza egiziana, tuttavia, perdurò anche se limitata all’ambito artistico-culturale, mentre in quello politico si affermava prima l’egemonia di Sidone sugli altri centri e poi quella di Tiro. Il termine “Fenici”, con cui i Greci designavano solitamente questo popolo, deriva forse da una parola egizia, quantunque è opinione diffusa che derivi dalla parola che in greco significa “porpora”, e che i Greci indicassero il popolo mediante appunto il nome di uno dei loro prodotti più caratteristici, la porpora. Ma il loro nome potrebbe avere avuto origine dal colore della loro pelle resa rossa dal sole.
A partire dall’VIII sec. a. C. i Fenici estesero la loro influenza in buona parte del bacino del Mediterraneo installando empori e colonie a Cipro, sulla costa nord-africana, sulla costa meridionale della Spagna, Malta, Pantelleria, in Sicilia ed in Sardegna. Da principio tale espansione fu dettata principalmente da interessi commerciali, tuttavia con modelli insediativi integrati con centri e comunità locali che implicavano uno sfruttamento complesso del territorio e gerarchie di insediamenti, il che consentì ai Fenici di mantenersi, diversamente dai Greci, in amichevoli rapporti con le popolazioni indigene. Sempre all’VIII sec. a.C. risale la fondazione di Cartagine (“Qart Hadash” ovvero “città nuova”), da principio una città di grandi dimensioni che a partire dal VI sec. a.C. diviene capitale di un vero e proprio stato territoriale quando, a seguito della decadenza di Tiro, alla crisi del sistema fenicio spagnolo, alla minaccia greca nel mediterraneo centrale e occidentale e alla interruzione dei rapporti commerciali con l’Etruria, Cartagine diventa il baricentro della vita fenicia, al centro del Mediterraneo.
“Mentre Cartagine fu distrutta dai Romani dopo le famose guerre puniche, nel 146 a.C., le città fenicie del medio oriente furono sottomesse da Alessandro Magno e dal 64 a.C. vennero incluse nella provincia romana di Siria perdendo ogni indipendenza politica.” (F.Braudel)