Europa
Il mito di Europa ha origini antichissime. Le prime tracce scritte di questa storia leggendaria sembrano risalire addirittura all’VIII secolo a.c.. Si narra che Europa, principessa fenicia, figlia del Re di Tiro, sia stata sedotta da Zeus, sotto le sembianze di un toro bianco. Il dio, che amava cambiare aspetto, si invaghisce della fanciulla mentre lei coglieva fiori in un prato e se ne adornava insieme alle ninfe. Così, trasformatosi in un toro, distrae la fanciulla con il profumo dei fiori e la conduce fino a Creta, cavalcando le onde del Mediterraneo. Da questa unione deriva l’intera stirpe dei Fenici, Minosse, re di Creta, Sarpedonte, re della Licia, Radamanto, giudice degli inferi.
Elissa alias Didone
Elissa, sorella del re di Tiro Pigmalione, era sposa di Acherbas (o Sicarba, ma anche Sicheo o Sychaeus in Virgilio) suo zio e gran sacerdote di Melqart. Ma Pigmalione ordina l’uccisione dello zio-cognato per impadronirsi del suo patrimonio. Elissa lasciò Tiro con un largo seguito ostile a Pigmalione e si recò a Cipro, dove il gran sacerdote della dea Astarte si unì a lei a condizione che nella nuova colonia che si apprestavano a fondare la carica di sacerdote della divinità fosse ereditario ed appannaggio della sua famiglia. Furono, inoltre, aggregate al gruppo ottanta vergini destinate alla prostituzione sacra e per assicurare la continuità della colonia.
Dopo una lunga peregrinazione, che portò il gruppo anche a Malta, nell’814 a.C. approdano in Africa, dove Elissa ottenne dal re Iarba, il permesso di stabilirvisi, prendendo tanto terreno “quanto ne poteva contenere una pelle di toro”. Elissa scelse una penisola, tagliò la pelle di toro in tante striscioline e le mise in fila, in modo da delimitare quello che sarebbe stato il futuro territorio della città di Cartagine. Elissa poi si uccise pur di evitare il matrimonio con un capo indigeno, probabile metafora della tradizione cartaginese di sposarsi tra appartenenti al ceppo originario fenicio.
Della storia di Elissa esistevano diverse storie finchè Virgilio non le cancellò tutte con la sua narrazione dell’amore di Enea per Didone, nome di probabile origine greca ma associato a quello di Elissa. Virgilio, probabilmente sulle tracce di un poeta più antico, Nevio, ambientò il suo racconto parecchi secoli prima della fatidica data tradizionale allo scopo di poterlo inserire nella saga di Enea, fuggiasco da Troia e sulla via di fondare Roma, in tal modo avvicinando in maniera drammatica i fondatori delle due città che si sarebbero poi conteso il dominio del Mediterraneo.