La storia della Fenicia è segnata dal grande sviluppo dell’attività marinara, soprattutto in funzione commerciale. La storia della Fenicia è comunque segnata dal grande sviluppo dell’attività marinara e commerciale fondamentalmente sostenuta dallo scambio sia dei prodotti naturali locali (stagno, argento, legno di cedro, olio, vino, sale, pesce secco, ecc.), sia dei manufatti di pregevole artigianato ( stoffe, vetri, maioliche, oreficerie ed oggetti di metallo), sia dallo scambio di prodotti stranieri d’importazione. Il commercio fenicio e, successivamente quello punico-cartaginese, non fu mai ispirato da conquiste territoriali, come accadde in epoca posteriore per l’elemento greco; l’elemento propulsore dei traffici marittimi fu sempre la ricerca delle materie prime necessarie alla produzione artigianale.
Il primo movente dell’espansione fu senz’altro la ricerca delle materie prime delle quali la Fenicia, territorio costiero di esigue dimensioni, era cronicamente povero. Tale esigenza portò i Fenici a diventare i vettori principali della diffusione di prodotti finiti, prima di tutto in metallo (soprattutto brocche, coppe e statuette in bronzo); da un alto infatti tali oggetti, di gran pregio, venivano nei periodi più antichi donati a principi e ad élites delle aristocrazie locali per avere in cambio l’accesso alle risorse minerarie (ferro, piombo argentifero, rame, stagno, oro); dall’altro lato, costituivano il prodotto finale della lavorazione delle stesse materie prime, e chiudevano il cerchio di circuiti commerciali nei quali i Fenici offrivano tecnologie (navale, metallurgica, dell’oreficeria) prodotti finiti, vino, tessuti, in cambio di legname per le navi e per i forni, prodotti agricoli, ecc.
Nel Mediterraneo centrale i partners privilegiati dei Fenici furono gli Etruschi. Il commercio di età punica, sebbene in una situazione politica differente, nella quale si arrivò ad una vera annessione territoriale prima della Sardegna e poi della Sicilia occidentale, e con un nuovo partner commerciale rappresentato prima da Atene e poi dalla Magna Grecia, ebbe un altrettanto fiorente sviluppo, basato però su specializzazioni su base regionale, come dimostrano ad esempio la produzione degli scarabei in pietra dura (steatite verde) di Tharros o i bruciaprofumi in terracotta legati al culto di Demetra e di origine Selinuntina, anche se in seguito prodotti localmente in tutte le regioni puniche del Mediterraneo.
Sulle modalità di svolgimento degli scambi commerciali Erodoto, in un famoso racconto, ci narra come avvenivano forse nei periodi più antichi: “I Cartaginesi raccontano che vi è una regione della Libia e uomini che la abitano, al di là delle colonne d’Ercole. Quando sono giunti tra questi e hanno scaricato le mercanzie, dopo averle esposte in ordine lungo la spiaggia risalgono sulla nave e alzano una fumata. Allora gli indigeni vedendo il fumo vanno al mare e poi in sostituzione delle mercanzie depongono oro e si ritirano lontano dalle merci. E i Cartaginesi sbarcati osservano, e se l’oro sembra loro degno delle mercanzie lo raccolgono e si allontanano, se invece non sembra degno, risaliti sulla nave di nuovo attendono; e quelli, fattisi avanti, depongono altro oro, finché li soddisfano. E non si fanno torto a vicenda, perché né essi toccano l’oro prima che quelli l’abbiano reso uguale al valore delle mercanzie, né quelli toccano le merci prima che gli altri abbiano preso l’oro” (IV, 196).