“Lasciatemi sperare che il Mediterraneo resti quello che fin da giovane ho appreso a conoscere e sulle cui sponde ho trascorso, nella ricerca scientifica, tanta parte della mia esistenza. Lasciatemi evocare la suggestione immediata e profonda di paesaggi limpidi, delle acque tranquille, del clima sereno e temperato che fa fiorire la vite e l’ulivo; e soprattutto l’incontro umano con gente tanto simile a noi, che al colloquio rivela, siano anche i più semplici contadini o pescatori, l’esperienza, la saggezza, la moderazione di chi ha dietro di sé una civiltà millenaria”.
(Sabatino Moscati – 1989)
Lo storico francese Fernand Braudel, nel suo libro dedicato al Mediterraneo, scrive: «Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate l’una sulle altre». Parole che ci offrono uno straordinario spaccato di questo mare chiuso, che se non è proprio lo “stagno di rane” di Platone, è sicuramente un mare a misura d’uomo. Uno spazio in cui è avvenuto il più intenso incrocio e scambio tra culture differenti, uno spazio in cui la civiltà umana si è sviluppata ed è nata la coscienza stessa dell’Occidente. Scoprire la storia dei diversi popoli che hanno vissuto questo mare, navigando e commerciando, ci permette di compiere un viaggio affascinante nello spazio e nel tempo, entrando in contatto con una miriade di frammenti che compongono un immenso ed unico affresco che costituisce la nostra stessa memoria ed un’identità comune a tutti i popoli che si affacciano su questo bacino.
Senza dubbio i Greci e i Fenici, sono i protagonisti della navigazione, della colonizzazione e della storia del mar Mediterraneo, due popoli che muovono fra Oriente ad Occidente, protagonisti di questo fenomeno.
Al passaggio tra II e I millennio a.C., dopo gli sconvolgimenti portati dai cosiddetti “Popoli del Mare”, la fine dei traffici micenei ed il contenimento della marineria egizia, la capacità di sfruttare maggiormente le rotte ed i contatti nati nelle epoche precedenti e di utilizzare il mare come privilegiata via di comunicazione, viene fatta propria prima dai Fenici e poi dai Greci. Gli Etruschi si affiancano e poi, gradualmente, appaiono altri gruppi come i Romani che avranno la capacità di coglierne le opportunità politiche ed economiche. Una parte fondamentale viene svolta anche dalle popolazioni locali, il cui incontro con i colonizzatori fu decisamente ricco.
Una profonda unità unisce questi popoli protagonisti. Le rotte non furono opposte a seconda dei popoli, ma largamente comuni. Come afferma Sabatino Moscati “Sul mare le differenze tra i popoli drasticamente si riducono, nel senso di una koinè, una matrice culturale comune, che occorre evidenziare nel suo significato più illuminante”.